È una prova per la quale non saremo mai preparati.
Far fronte alla perdita di qualcuno che ami è una delle più grandi sfide della vita.
Vivere la morte del nostro compagno o compagna della vita, è una delle prove più dolorose della nostra esistenza, che genera un dolore pungente, a volte insopportabile!
È una prova per la quale non saremo mai preparati. Quando muore il nostro compagno, perdiamo una parte di noi stessi e entriamo in un periodo di grande sofferenza e difficoltà.
La sua morte è spesso causa di importanti conseguenze psicologiche, ma anche il nostro corpo e la salute fisica subiscono un brusco impatto.
È un’esperienza che altera il nostro benessere psico-fisico e sociale in modo più o meno significativo e transitorio, sulla base delle nostre caratteristiche, della nostra storia personale e del contesto sociale in cui viviamo.
L’accettazione della perdita del partner è una sfida estremamente difficile. Con la sua scomparsa viene a mancare una figura che è stata significativa nella costruzione della nostra vita, in particolare del nostro progetto familiare.
Con la morte del nostro lui/lei si devono affrontare una serie di compiti nuovi, come ad esempio trovarsi ad essere l’unica fonte di reddito per il nucleo familiare e doversi prendere cura dei figli, se presenti. In questo caso ci si ritrova a dover assumere contemporaneamente sia le parti della madre che del padre, condensando queste due figure in un’unica persona.
Secondo diversi modelli psicologici, al lutto seguono fasi caratterizzate da specifici aspetti cognitivi ed emotivi, che vanno da una iniziale negazione dell’evento, con profonda angoscia, tristezza e ansia associate alla mancanza di motivazione, fino alla sua progressiva accettazione.
L’accettazione porta al recupero di un buon funzionamento, alla luce della rielaborazione, sul piano affettivo e cognitivo, della relazione con il partner defunto e all’acquisizione della capacità di stare nel mondo anche senza di lui.
La presenza di figli, per certi versi gratificante (pensare a loro come un patrimonio donato dal partner, come una ricchezza), potrebbe però generare anche sentimenti negativi. Presi dallo sconforto si potrebbe pensare a loro come “ingombranti”; in quanto potrebbe capitare di sentirci incapaci o inadeguati nel gestire le loro richieste ed il loro dolore.
Ci si ritrova a dover gestire la propria sofferenza ed il proprio dolore e nello stesso tempo aiutare i propri figli nell’affrontare l’enorme perdita del genitore.
Convivere con il dolore e superare la sofferenza di questo lutto, richiede tempo, energia e soprattutto volontà di stare meglio. È una sorta di sfida personale con se stessi e con chi ci sta accanto, con i propri figli, con i propri familiari.
Cosa significa elaborare il lutto?
Il termine Elaborazione del Lutto indica il processo necessario a superare la perdita di una persona cara, con tutti i sentimenti di dolore e sofferenza che questo evento comporta.
È un processo altamente individuale: non esiste un modo giusto o sbagliato per vivere un lutto.
La reazione alla perdita dipende da moltissimi fattori, inclusa la personalità, le esperienze di vita e il tipo di rapporto che si aveva con il partner.
Quello che devi sapere prima di tutto è che questo processo ha bisogno di tempo.
Qualunque sia la tua esperienza, in questo momento è importante essere paziente con te stesso e non giudicarti o attaccarti per ciò che provi.
Il processo di elaborazione del lutto.
Non esiste un tempo “giusto” per viversi il lutto. Molto importante è comprendere che il processo di elaborazione è soggettivo, e può durare per tempi variabili in base a fattori personali e situazionali: “l’osservazione del modo di reagire alla perdita di un parente stretto, mostra che le reazioni, con il passare delle settimane e dei mesi, attraversano una serie di fasi successive. Ovviamente tali fasi sono sfumate, e il singolo individuo può oscillare avanti e indietro tra l’una e l’altra”, (Bowlby 1980).
Poi ci sono fattori legati al rapporto con questa persona, la forza e la durata del legame.
Dopo 1 anno potrebbe sembrare che tutto sia successo il giorno prima oppure che sia già passato molto più tempo.
Con il tempo, il sostegno amorevole di amici e parenti e un comportamento positivo verso la vita, è possibile accettare la perdita, adattarsi alla nuova realtà e guarire dalla propria ferita : “Dopo questa svolta, chi è rimasto comprende che è necessario tentare di assumere ruoli inabituali e di acquisire capacità nuove. (…) Più il superstite riesce a svolgere questi nuovi ruoli e ad acquisire queste nuove capacità, più diventa fiducioso” (Bowlby 1980 ). Pian piano la vita torna a essere sopportabile e godibile.”
Quanto tempo ci vuole per elaborare un lutto?
Il processo di elaborazione del lutto può avere una durata variabile dai 6 ai 24 mesi. Importanti sono fattori legati alla tua personalità, alla tua età, ai tuoi valori, così come alla tua rete sociale e di supporto.
La variabilità individuale delle manifestazioni sintomatologiche, nonché la loro transitorietà, ci porta quindi a considerare il lutto non come una condizione di stato, ma come un processo estremamente mutevole, caratterizzato da manifestazioni che, nella maggior parte dei casi, evolvono spontaneamente nel tempo riducendosi sempre più a fronte del buon esito del processo di elaborazione.
Velocizzare il processo di elaborazione del lutto è disfunzionale: più ti costringi a stare meglio velocemente, più eviti la sofferenza, più questa torna a farsi sentire. Se, invece, riesci a viverti tutto il processo, con il tempo, la tristezza e le altre emozioni difficili diminuiranno, così da permetterti di tornare pian piano alla tua vita quotidiana.
Ciò non significa che dimenticherai l’accaduto o che non avrà più un impatto su di te, ma che è possibile ritrovare il piacere della vita anche sentendo la mancanza della persona amata.
Non vergognarsi e chiedere Aiuto.
Molto importante è non vergognarsi di chiedere aiuto. Che sia ad un amico, un parente, o un professionista,l’importante è ricordarsi che non si è soli: potersi liberare dalle parole ingombranti che spesso attanagliano la mente può essere molto utile per riuscire ad elaborare un lutto che non siamo in grado di accettare.
Spesso il dolore è travolgente e può farti sperimentare tutta la gamma delle emozioni negative: dallo shock all’incredulità, al senso di colpa, alla rabbia e alla più profonda tristezza. Può metterti di fronte alla tua stessa paura della morte.
Può inoltre intaccare la tua salute fisica, causando problemi di sonno, alimentari o un senso di stanchezza cronica.
A questo punto bisogna chiedere supporto ad un professionista.
Fasi del lutto della Kübler Ross.
Tra i vari studi su come si affronta la morte, uno dei più conosciuti è quello delle 5 fasi del lutto della Kübler Ross. Questa teoria ci parla delle 5 fasi attraverso cui dobbiamo passare quando affrontiamo la morte. Lo possiamo rappresentare come un cammino a tappe, che ogni persona si trova ad affrontare dopo la perdita di una persona cara.
Queste tappe si presentano come conseguenza dei tentativi della mente di risolvere il problema e, dimostrandosi tutte inefficaci, le emozioni variano e si modificano, fino a raggiungere l’accettazione. Si tratta di un cammino indispensabile per sopravvivere alla morte di una persona importante, accogliere la sofferenza che ne deriva e trovare le risorse per trasformare il dolore in una nuova possibilità di vivere pienamente la propria vita.
A seguire spieghiamo le fasi del lutto della Klüber-Ross:
Negazione. Fase iniziale di shock emotivo, è quella fase in cui ci si sente totalmente confusi, non si capisce bene ciò che sta accadendo e si rifiuta quanto successo. Il nostro organismo cerca di difendersi da una simile sofferenza, negandola. Emotivamente si osserva un’assenza di reazione: la persona è consapevole di ciò che è successo ma non vuole, e non può, accettarlo. La negazione riflette un atteggiamento di difesa dell’Io. La nostra mente cerca di garantire il nostro benessere nonostante ci troviamo in una situazione di massima impotenza.
Rabbia. Questa emozione sorge quando bisogna affrontare un ostacolo, ed è normale quindi, che dopo aver ricevuto una notizia molto negativa, il corpo cerchi di risolvere la situazione attraverso la rabbia. Le vittime o gli obiettivi di questa reazione possono essere diversi; si può provare rabbia nei confronti di se stessi, dei medici o persino delle “figure divine”. Quando cominciamo a renderci conto di ciò che è accaduto, iniziamo a provare rabbia, a chiederci cosa abbiamo fatto per meritarci questa sofferenza, a sentirci arrabbiati con chi ci ha ferito e con la vita stessa. Può capitare di sentirci responsabili in qualche modo perché non siamo riusciti a evitare la perdita.
Negoziazione. La nostra mente per tornare a sopravvivere, in questo momento di grande dolore, inizia a patteggiare, ormai consapevoli dell’inutilità della rabbia al fine di risolvere il problema.È il momento in cui cerchiamo di riprendere il controllo della nostra vita buttandoci su altro, su nuovi progetti e nuove amicizie. La perdita tuttavia non è ancora stata elaborata e il dolore può ritornare da un momento all’altro: è il periodo degli “alti e bassi”!
Depressione. L’alternarsi di momenti di dolore e tentativi di reagire ci porta a cadere in un continuo stato di tristezza. In questa fase iniziamo a prendere atto di ciò che abbiamo perso. In questo periodo si capisce che la morte è inevitabile. Il dolore fa ancora tanto male, è vivo, forte e presente. Le conseguenze sono anche a livello fisico: è possibile che compaiano mal di testa, aumento o perdita del peso corporeo, irritabilità, insonnia o sonnolenza.
Accettazione. Il tempo cambia le cose e ci permette di completare il processo di elaborazione. Ritorna l’interesse per le persone e i progetti e soprattutto smettiamo di colpevolizzarci! L’ultima fase consiste nell’accettare la perdita: è l’unico modo per reagire e sentirci pronti a riprendere in mano la nostra vita. Ciò non significa dimenticare la persona cara o non provare più dolore; vuol dire andare avanti nonostante la sofferenza, dando un senso a quella perdita.
Come superare un lutto tornando a prenderti cura di te stesso.
L’unico modo per uscire da una situazione di perdita è accettarla e reagire. La cosa fondamentale di cui abbiamo bisogno è il tempo. Deve passare il tempo: il dolore non scomparirà ma si addolcirà e la vita, in un modo che oggi sembra impossibile, andrà avanti. In questo processo di elaborazione, potrebbe essere utile rivolgersi a uno psicologo: la terapia può accompagnarci nella razionalizzazione e nell’elaborazione delle nostre emozioni e del dolore.
Come si fa a superare tutto questo dolore e ad elaborare davvero il lutto? Ecco alcuni passi importanti.
1) Vivi a fondo le emozioni che provi. Riconosci il tuo dolore.
2) Esprimi le tue emozioni. Il tuo processo di guarigione è unico per te.
4) Cerca di mantenere o riprendere i tuoi hobby ed interessi.
5) Evita di utilizzare rimedi per soffocare il dolore: alcool, droghe e tutto ciò che porta ad alterare lo stato di coscienza.
6) Prenditi cura della tua salute fisica. Quando ti senti in salute fisica sarai maggiormente in grado di prenderti cura di te stesso anche a livello emotivo.
Se senti di non farcela, rivolgiti ad un professionista della salute mentale. La psicoterapia può essere un valido strumento in un periodo come quello della perdita di una persona cara.
Con l’aiuto del terapeuta ci si può permettere di vivere tutte le intense emozioni che seguono l’evento, ricostruire nuovi schemi e abitudini e tornare a vivere riscoprendo una nuova relazione con chi non c’è più.
Quando non si riesce ad elaborare un lutto?
Il lutto Complicato.
Quando il dolore della perdita è talmente costante ed intenso da impedirti di riprendere la tua vita, potresti soffrire di una condizione nota come lutto complicato.
Si parla di Lutto Complicato, quando le emozioni dolorose legate alla perdita durano così a lungo e sono così intense da impedire la ripresa della propria vita. Se dopo 1 anno non senti di riuscire a muoverti attraverso le fasi del lutto allora prova a chiedere aiuto: ci si sente come bloccati in un lutto prolungato, che può portare ad uno stato depressivo cronico.
Se il lutto non viene elaborato, si può originare una condizione patologica, invalidante e persistente in cui le emozioni negative continuano ad essere esperite, compromettendo significativamente il funzionamento del soggetto.
Nei casi più complessi, il lutto di un partner può portare a reazioni emotive compatibili con quelle del disturbo da stress post traumatico, caratterizzate da pensieri e ricordi intrusivi, iperattivazione fisiologica, fino ad arrivare a sintomi dissociativi, oppure con quelle del disturbo depressivo maggiore, nel quale prevalgono invece sentimenti di disperazione, tristezza, paura ecc.
Il “lutto complicato” si manifesta entro un anno dalla perdita, quando la persona non riesce a tornare ai modelli di comportamento “normali”, riprendendo in mano la propria vita, con le proprie abitudini ed il proprio modo di essere.
Altri fattori che possono predisporre al manifestarsi di un lutto complicato sono anche le circostanze della perdita. Si parla infatti di “lutto traumatico” quando si ha una scomparsa imprevista ed improvvisa, ad esempio in caso di un incidente stradale o un suicidio.
I sintomi del Lutto Complicato sono:
- Pensieri o immagini intrusive del defunto.
- Negazione dell’evento o incredulità prolungate.
- Incapacità di svolgere le proprie attività quotidiane.
- Immaginare che la persona cara sia ancora viva.
- Cercarla nei luoghi familiari.
- Evitare tutto ciò che ricorda la persona amata.
- Attaccare continuamente se stessi per la perdita (emotivamente e/o fisicamente).
- Rabbia estrema o amarezza prolungata nel tempo.
- Sentire che la vita è vuota o priva di significato.
- Pensieri suicidari.
Se ti ritrovi a vivere i sintomi del lutto complicato chiedi aiuto ad un professionista della salute mentale. Se non trattata, questa forma di lutto può sfociare in una depressione maggiore. Se non elabori il lutto questo potrà continuare a ripercuotersi sulla tua vita e a portare a disturbi di vario tipo:
fisici (mal di testa, difficoltà ad addormentarsi, disturbi psicosomatici),
psicologici (vissuti ansiosi e/o depressivi)
relazionali (solitudine, senso di vuoto e isolamento).